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www/philosophy reevaluating-copyright.it.html p...


From: GNUN
Subject: www/philosophy reevaluating-copyright.it.html p...
Date: Sun, 20 Jul 2014 14:57:39 +0000

CVSROOT:        /web/www
Module name:    www
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Index: reevaluating-copyright.it.html
===================================================================
RCS file: /web/www/www/philosophy/reevaluating-copyright.it.html,v
retrieving revision 1.4
retrieving revision 1.5
diff -u -b -r1.4 -r1.5
--- reevaluating-copyright.it.html      30 Dec 2011 05:19:00 -0000      1.4
+++ reevaluating-copyright.it.html      20 Jul 2014 14:57:38 -0000      1.5
@@ -1,476 +1,444 @@
-<!DOCTYPE html PUBLIC "-//IETF//DTD HTML 2.0//EN">
-<HTML>
-<HEAD>
-  <META HTTP-EQUIV="Content-Type" CONTENT="text/html; charset=iso-8859-1">
-  <TITLE>Rivedere il diritto d'autore: l'interesse pubblico prima di 
tutto</TITLE>
-  <LINK REV="made" HREF="mailto:address@hidden";>
-  <LINK REV="translated" HREF="mailto:address@hidden";>
-  <META NAME="Description"
-        CONTENT="Tradotto originariamente da Paolo Fezzi
-                 e revisionato da: Paolo Fezzi, Paolo Redaelli,
-                 Alessandro Rubini, Antonio Cisternino e Lorenzo Bettini.
-                 Modifiche successive di Giorgio V. Felchero e
-                 Paola Blason - bfteam e Francesco Potortì">
-</HEAD>
-<BODY BGCOLOR="#FFFFFF" TEXT="#000000" LINK="#1F00FF" ALINK="#FF0000" 
VLINK="#9900DD">
-<H3>Rivedere il diritto d'autore: l'interesse pubblico prima di tutto</H3>
-<A HREF="/graphics/philosophicalgnu.it.html"><IMG 
SRC="/graphics/philosophical-gnu-sm.jpg"
-   ALT=" [immagine di uno Gnu filosofico] "
-   WIDTH="160" HEIGHT="200"></A>
-<!-- Please keep this list alphabetical!!!  -->
-[
-  <A HREF="/philosophy/reevaluating-copyright.en.html">Inglese</A>
-| <A HREF="/philosophy/reevaluating-copyright.it.html">Italiano</A>
-| <A HREF="/philosophy/reevaluating-copyright.ru.html">Russo</A>
-]
+<!--#set var="ENGLISH_PAGE" value="/philosophy/reevaluating-copyright.en.html" 
-->
 
-<P>
-<PRE>
+<!--#include virtual="/server/header.it.html" -->
+<!-- Parent-Version: 1.77 -->
+
+<!-- This file is automatically generated by GNUnited Nations! -->
+<title>Rivedere il diritto d'autore: l'interesse pubblico prima di tutto - 
Progetto
+GNU - Free Software Foundation (FSF)</title>
+
+<!--#include virtual="/philosophy/po/reevaluating-copyright.translist" -->
+<!--#include virtual="/server/banner.it.html" -->
+<h2>Rivedere il diritto d'autore: l'interesse pubblico prima di tutto</h2>
+
+<pre>
                Reevaluating Copyright: The Public Must Prevail
                [Pubblicato nella Oregon Law Review, primavera 1996]
 
                            Richard Stallman
-</PRE>
-<P>
-Il mondo del diritto è consapevole che le tecnologie digitali
-dell'informazione pongono "problemi di copyright", ma non ha
-ricondotto questi problemi alla loro causa prima: un fondamentale
-conflitto tra gli editori delle opere tutelate dal copyright e gli utenti
-di queste opere. Gli editori, sulla base del proprio interesse hanno
-sottoposto un disegno di legge al governo Clinton ridefinendo
-i "problemi" in modo da risolvere il conflitto in loro favore.
-Questa proposta, il Libro Bianco di Lehman <A HREF="#[2]">[2]</A>,
-è stata il principale argomento di dibattito alla conferenza
-"Innovazione e ambiente dell'informazione" tenutasi all'Università
-dell'Oregon nel novembre 1995.
-<P>
-John Perry Barlow <A HREF="#[3]">[3]</A>, il principale relatore,
-ha aperto la conferenza raccontandoci come il complesso dei Greatful
-Dead comprese e affrontò questo conflitto.  Decise che sarebbe
-stato sbagliato interferire con la riproduzione dei concerti su nastro o
-con la loro distribuzione su Internet, ma non trovò niente di sbagliato
-nell'avvalersi del diritto d'autore (copyright) per i CD ufficiali
-contenenti la loro musica.
-<P>
-Barlow non ha analizzato le ragioni del diverso trattamento di
-questi supporti musicali, e successivamente Gary Glisson
-<A HREF="#[4]">[4]</A> ha criticato l'idea di Barlow che la rete
-Internet sia inesplicabilmente unica e senza uguali nel mondo.
-Ha obiettato che dovremmo essere in grado di determinare le
-implicazioni di Internet per le politiche di copyright mediante
-lo stesso tipo di analisi che applichiamo alle altre tecnologie.
-Questo è per l'appunto l'intento del presente articolo.
-<P>
-Barlow ha suggerito che le nostre intuizioni derivate
-dalla proprietà degli oggetti fisici sono inapplicabili alla
-proprietà dell'informazione perché l'informazione è "astratta".
-Come ha rilevato Steven Winter <A HREF="#[5]">[5]</A>
-la proprietà astratta esiste da secoli. Le azioni societarie,
-i future sulle merci e anche la carta moneta sono forme
-di proprietà più o meno astratta. Barlow e altri che sostengono
-che l'informazione debba essere libera non rifiutano questi altri
-tipi di proprietà astratta. Evidentemente, la differenza cruciale
-tra l'informazione e altri tipi accettabili di proprietà non è
-l'astrattezza in se stessa. Quindi qual è la differenza? Propongo
-una spiegazione semplice e pratica.
-<P>
-La legge statunitense sul copyright considera quest'ultimo un
-contratto tra il pubblico e gli "autori" (benché in pratica, nel
-contratto gli editori rilevano solitamente il ruolo degli autori).
-Il pubblico baratta certe libertà in cambio della possibilità di
-fruire di una maggior quantità di opere pubblicate. Fino al Libro
-Bianco, il governo non aveva mai proposto che
-il pubblico dovesse cedere *tutta* la sua libertà per utilizzare
-opere pubblicate. Il copyright implica la rinuncia a determinate
-libertà e la conservazione di altre. Questo significa che ci sono
-molti contratti alternativi che il pubblico può offrire agli editori.
-Ora, qual è il miglior contratto per il pubblico? A quali libertà
-conviene rinunciare  e per quanto tempo? La risposta dipende
-da due considerazioni: quante pubblicazioni in più il pubblico
-può ottenere in cambio della cessione di una libertà e
-quanto invece il pubblico trae vantaggio dalla conservazione
-di questa libertà.
-<P>
-Queste considerazioni dimostrano perché sia un errore prendere
-decisioni sulla proprietà intellettuale in base all'analogia con la
-proprietà di oggetti fisici o anche in base a precedenti politiche
-inerenti la proprietà intellettuale. Winter ha argomentato in modo
-persuasivo come sia possibile effettuare tali analogie, estendere
-cioé i nostri vecchi concetti e applicarli a nuove decisioni
-<A HREF="#[6]">[6]</A>. Sicuramente in tal modo si perviene a una
-risposta, ma non a una buona risposta. L'analogia non è un modo
-utile di decidere cosa comprare e a che prezzo.
-<P>
-Per esempio, non decidiamo se costruire un'autostrada a New York
-per analogia a una precedente decisione su un'autostrada proposta
-nell'Iowa. In ogni decisione sulla costruzione dell'autostrada, si
-applicano gli stessi fattori (costo, quantità di traffico, confisca
-di terre o case); se prendessimo la decisione per analogia a
-una precedente, dovremmo accogliere ogni proposta di costruzione
-o rifiutarle tutte. Invece giudichiamo ciascuna proposta di
-autostrada basandoci sui pro e i contro, la cui entità varia da caso
-a caso. Anche nelle questioni di copyright dobbiamo soppesare costi
-e benefici in base alla situazione odierna e ai media odierni, non in
-analogia a ciò che valeva per altri media nel passato.
-<P>
-Queste considerazioni dimostrano anche perché il principio di
-Laurence Tribe, secondo cui i diritti concernenti la parola non
-devono dipendere dalla scelta del mezzo di comunicazione
-<A HREF="#[7]">[7]</A>, non è applicabile alle decisioni in
-materia di copyright. Il copyright è un contratto con il pubblico,
-non un diritto naturale. Le questioni di politica del copyright
-riguardano quali contratti sono vantaggiosi per il pubblico,
-non quali diritti sono stati riconosciuti agli editori o ai lettori.
-<P>
-Il sistema del copyright si è sviluppato parallelamente all'avvento
-della stampa a caratteri mobili. Nell'epoca della stampa era
-impossibile per un comune lettore riprodurre un libro. La copia a
-mezzo stampa di un libro richiedeva un torchio tipografico, non
-alla portata dei comuni lettori. Per di più, una copia siffatta
-era estremamente costosa, a meno di non fare molte copie, il che
-significa, in effetti, che solo un editore avrebbe potuto riprodurre
-un libro in maniera economica.
-<P>
-Così quando il pubblico cedette agli editori la libertà di
-riprodurre libri, in effetti rinunciò a qualcosa di cui *non
-poteva usufruire*. Cedere beni che non si possono utilizzare
-in cambio di qualcosa di utile e vantaggioso è sempre un buon
-affare. Perciò il diritto d'autore non era  soggetto a discussione
-nell'era del torchio da stampa, proprio perché non limitava nulla
-che il pubblico dei lettori potesse facilmente fare.
-<P>
-Ma l'epoca della stampa sta gradualmente giungendo alla sua
-fine. Le fotocopiatrici, le cassette audio e video hanno iniziato il
-cambiamento; le tecnologie digitali dell'informazione lo portano a
-compimento. Questi progressi rendono possibile la riproduzione alla
-gente comune, non solo a editori forniti di attrezzatura specializzata.
-E la gente comune copia!
-<P>
-Una volta che la copia è diventata un'attività utile e realmente
-alla portata di tutti, la gente non è più disposta a rinunciare alla
-libertà di copiare: vuole anzi conservare questa libertà ed
-esercitarla, invece di cederla ad altri. L'attuale contratto di
-copyright non è più un buon affare per il pubblico, ed è tempo di
-rivederlo; è ora che la legge riconosca il beneficio che il pubblico
-trae dal fare e distribuire copie.
-<P>
-Da questa analisi si vede come il rifiuto del vecchio contratto di
-copyright non si  basa affatto sulla presunta ineffabile unicità di
-Internet. Internet è rilevante perché facilita la copia e la
-condivisione di documenti da parte dei comuni lettori. Copiare
-e condividere, più è facile più diventa utile, e più diventa un
-cattivo affare il copyright, come è ora concepito.
-<P>
-Questa analisi spiega anche perché sia sensato per la Grateful
-Dead Band insistere sul diritto d'autore per la produzione dei CD
-ma non per le riproduzioni individuali. La produzione di CD funziona
-come la stampa: non è possibile oggi per la gente comune, anche per
-i proprietari di computer, copiare un CD in un altro CD. Così, il copyright
-per la produzione di CD musicali risulta indolore per gli ascoltatori
-di musica, proprio come tutto il copyright era indolore nell'epoca
-della stampa. Limitare la copia della stessa musica in cassette audio
-digitali danneggia tuttavia gli ascoltatori, ed essi hanno il diritto
-di respingere questa limitazione. [nota del 1999: la realtà
-tecnologica dei CD è cambiata: ora molti utenti comuni di computer
-possono copiare CD. Ciò significa che ora dovremmo equiparare i CD
-alle cassette]
-<P>
-Possiamo anche vedere perché l'astrattezza della proprietà
-intellettuale non sia il fattore cruciale. Altre forme di proprietà
-astratta rappresentano porzioni di un qualcosa. La copia di qualsiasi
-tipo di porzioni è intrinsecamente un'attività a somma zero; la
-persona che copia ha benefici soltanto togliendo beni ad altri.
-Copiare una banconota da un dollaro è in pratica equivalente a
-sottrarre una piccola frazione di ogni altro dollaro e mettere
-assieme queste frazioni fino a raggiungere la quota di un dollaro.
-Naturalmente, lo consideriamo sbagliato.
-<P>
-Al contrario, la copia per un amico di informazioni utili,
-illuminanti e divertenti rende il mondo più felice e migliore;
-l'amico ne riceve un beneficio e nessuno viene danneggiato.
-È un'attività costruttiva che rafforza i legami sociali.
-<P>
-Alcuni lettori potrebbero dubitare di questa affermazione perché
-sanno che gli editori reclamano la copia illecita come "perdita".
-Questa rivendicazione è per lo più inesatta e parzialmente
-ingannevole. Quel che più importa è che presuppone ciò che invece
-deve essere dimostrato.
-<UL>
-<LI>L'affermazione è perlopiù inesatta perché presuppone che l'amico
-    avrebbe altrimenti acquistato una copia dall'editore. Questo
-    talvolta è vero, ma più spesso è falso; e quando è falso, la
-    perdita asserita non sussiste.
-<LI>L'affermazione è parzialmente ingannevole perché la
-    parola "perdita" suggerisce eventi di tutt'altra natura,
-    eventi nei quali qualcosa che hanno viene loro tolto. Per
-    esempio, se si è incendiata la scorta di libri della libreria,
-    o se è stato sottratto il denaro dal registratore di cassa,
-    questa sarebbe realmente una "perdita". Siamo tutti
-    d'accordo che è sbagliato fare queste cose ad altre
-    persone.
-
-    Ma quando il tuo amico evita di dover comprare il libro,
-    il libraio e l'editore non hanno perso nulla che avevano.
-    Una descrizione più appropriata sarebbe che il libraio e
-    l'editore ricavano meno di quello che avrebbero potuto.
-    Ma si avrebbe la stessa conseguenza se questo amico
-    decidesse di giocare a bridge, invece di leggere un
-    libro. In un sistema di libero mercato nessuna azienda ha
-    il diritto di gridare "al ladro!" solo perché un potenziale
-    cliente sceglie di non trattare con lei.
-<LI>L'affermazione è una petizione di principio perché l'idea di
-    "perdita" si basa sull'assunzione che l'editore "avrebbe
-    dovuto" essere pagato. Il che si basa sull'assunzione che il
-    diritto d'autore esista e proibisca copie individuali. Ma questa
-    è proprio la questione in discussione: che cosa includere nel
-    diritto d'autore?  Se il pubblico decide di poter condividere
-    copie, allora l'editore non ha il diritto di aspettarsi di
-    essere pagato per ogni copia, e così non può affermare che
-    ci sia una "perdita", quando non ce n'è alcuna.
-
-    In altre parole, la "perdita" è una conseguenza del sistema del
-    diritto d'autore (copyright), non è parte costitutiva del
-    copiare. Il copiare in sé non danneggia nessuno.
-</UL>
-<P>
-La clausola più ampiamente osteggiata del Libro Bianco è il sistema
-di responsabilità collettiva, per il quale il proprietario di un
-computer è costretto a verificare e controllare le attività di tutti
-gli utenti, se non vuole essere punito per azioni alle quali non ha
-partecipato, ma che semplicemente non è riuscito a prevenire
-attivamente.  Tim Sloan <A HREF="#[8]">[8]</A> ha messo in
-evidenza che ciò pone i titolari del copyright in una condizione
-privilegiata, non accordata a nessun altro che possa affermare
-di essere danneggiato da un utente di un computer; per esempio
-nessuno, almeno negli Stati Uniti, propone di punire il proprietario
-del computer se non è riuscito ad evitare attivamente che un utente
-diffamasse qualcuno. E' naturale per uno Stato rivolgersi alla
-responsabilità collettiva per rinforzare una legge alla quale molti
-cittadini non credono di dover obbedire. Più le tecnologie digitali
-aiutano i cittadini a condividere le informazioni, più lo Stato avrà
-bisogno di metodi draconiani per rafforzare il copyright contro i
-cittadini comuni.
-<P>
-Quando fu redatta la Costituzione degli Stati Uniti, l'idea che
-gli autori avessero diritto al monopolio del copyright, non appena
-proposta, fu subito rifiutata <A HREF="#[9]">[9]</A>.
-Invece, i fondatori della nazione americana adottarono un'idea
-diversa di copyright, che mette il pubblico al primo posto
-<A HREF="#[10]">[10]</A>. Negli Stati Uniti si suppone che
-il copyright esista per il bene degli utenti; né i vantaggi per gli
-editori né quelli per gli autori sono previsti in se stessi, ma solo
-per indurli a cambiare i loro comportamenti. Come disse la Corte
-Suprema nella sentenza della causa della Fox Film Corporation
-contro Doyal: "Il solo interesse degli Stati Uniti e l'oggetto
-primario nel conferire il monopolio [del diritto d'autore]
-poggiano sui benefici generici che il pubblico riceve dalle opere
-degli autori". <A HREF="#[11]">[11]</A>
-<P>
-In base a come la Costituzione considera il diritto d'autore, se il
-pubblico preferisce essere in grado di fare copie in certi casi,
-anche se ciò significa che meno opere sono pubblicate, la scelta
-del pubblico è decisiva. Non c'è nessuna possibile giustificazione
-per proibire al pubblico di copiare ciò che vuole copiare.
-<P>
-Da quando fu pronunciata la sentenza costituzionale, gli editori hanno
+</pre>
+
+<p>Il mondo del diritto è consapevole che le tecnologie digitali
+dell'informazione pongono "problemi di copyright", ma non ha  ricondotto
+questi problemi alla loro causa prima: un fondamentale  conflitto tra gli
+editori delle opere tutelate dal copyright e  gli utenti di queste
+opere. Gli editori, sulla base del proprio  interesse, hanno sottoposto un
+disegno di legge al governo Clinton  ridefinendo i "problemi" in modo da
+risolvere il conflitto in  loro favore. Questa proposta, il Libro Bianco di
+Lehman <a href=  "#ft2">[2]</a>, è stata il principale argomento di
+dibattito alla  conferenza "Innovazione e ambiente dell'informazione"
+tenutasi  all'Università dell'Oregon nel novembre 1995.</p>
+
+<p>John Perry Barlow <a href="#ft3">[3]</a>, il principale  relatore, ha aperto
+la conferenza raccontandoci come il complesso  dei Greatful Dead comprese e
+affrontò questo conflitto. Decise  che sarebbe stato sbagliato interferire
+con la riproduzione dei  concerti su nastro o con la loro distribuzione su
+Internet, ma  non trovò niente di sbagliato nell'avvalersi del diritto
+d'autore  (copyright) per i CD ufficiali contenenti la loro musica.</p>
+
+<p>Barlow non ha analizzato le ragioni del diverso trattamento di  questi
+supporti musicali, e successivamente Gary Glisson <a href=  "#ft4">[4]</a>
+ha criticato l'idea di Barlow che la rete Internet  sia inesplicabilmente
+unica e senza uguali nel mondo. Ha  obiettato che dovremmo essere in grado
+di determinare le  implicazioni di Internet per le politiche di copyright
+mediante  lo stesso tipo di analisi che applichiamo alle altre tecnologie.
+Questo è per l'appunto l'intento del presente articolo.</p>
+
+<p>Barlow ha suggerito che le nostre intuizioni derivate dalla  proprietà 
degli
+oggetti fisici sono inapplicabili alla proprietà  dell'informazione perché
+l'informazione è "astratta". Come ha  rilevato Steven Winter <a
+href="#ft5">[5]</a> la proprietà  astratta esiste da secoli. Le azioni
+societarie, i future sulle  merci e anche la carta moneta sono forme di
+proprietà più o meno  astratta. Barlow e altri che sostengono che
+l'informazione debba  essere libera non rifiutano questi altri tipi di
+proprietà  astratta. Evidentemente, la differenza cruciale tra
+l'informazione e altri tipi accettabili di proprietà non è  l'astrattezza in
+se stessa. Quindi qual è la differenza? Propongo  una spiegazione semplice e
+pratica.</p>
+
+<p>La legge statunitense sul copyright considera quest'ultimo un  contratto tra
+il pubblico e gli "autori" (benché in pratica, nel  contratto gli editori
+rilevano solitamente il ruolo degli  autori). Il pubblico baratta certe
+libertà in cambio della  possibilità di fruire di una maggior quantità di
+opere  pubblicate. Fino al Libro Bianco, il governo non aveva mai  proposto
+che il pubblico dovesse cedere <b>tutta</b> la sua libertà  per utilizzare
+opere pubblicate. Il copyright implica la rinuncia  a determinate libertà e
+la conservazione di altre. Questo  significa che ci sono molti contratti
+alternativi che il pubblico  può offrire agli editori. Ora, qual è il
+miglior contratto per il  pubblico? A quali libertà conviene rinunciare e
+per quanto tempo?  La risposta dipende da due considerazioni: quante
+pubblicazioni  in più il pubblico può ottenere in cambio della cessione di
+una  libertà e quanto invece il pubblico trae vantaggio dalla  conservazione
+di questa libertà.</p>
+
+<p>Queste considerazioni dimostrano perché sia un errore prendere  decisioni
+sulla <a href="#later-1">proprietà intellettuale</a> in base all'analogia
+con  la proprietà di oggetti fisici o anche in base a precedenti  politiche
+inerenti la proprietà intellettuale. Winter ha  argomentato in modo
+persuasivo come sia possibile effettuare tali  analogie, estendere cioè i
+nostri vecchi concetti e applicarli a  nuove decisioni <a
+href="#ft6">[6]</a>. Sicuramente in tal modo  si perviene a una risposta, ma
+non a una buona risposta.  L'analogia non è un modo utile di decidere cosa
+comprare e a che  prezzo.</p>
+
+<p>Per esempio, non decidiamo se costruire un'autostrada a New  York per
+analogia a una precedente decisione su un'autostrada  proposta nell'Iowa. In
+ogni decisione sulla costruzione  dell'autostrada, si applicano gli stessi
+fattori (costo, quantità  di traffico, confisca di terre o case); se
+prendessimo la  decisione per analogia a una precedente, dovremmo accogliere
+ogni  proposta di costruzione o rifiutarle tutte. Invece giudichiamo
+ciascuna proposta di autostrada basandoci sui pro e i contro, la  cui entità
+varia da caso a caso. Anche nelle questioni di  copyright dobbiamo soppesare
+costi e benefici in base alla  situazione odierna e ai media odierni, non in
+analogia a ciò che  valeva per altri media nel passato.</p>
+
+<p>Queste considerazioni dimostrano anche perché il principio di  Laurence
+Tribe, secondo cui i diritti concernenti la parola non  devono dipendere
+dalla scelta del mezzo di comunicazione <a href=  "#ft7">[7]</a>, non è
+applicabile alle decisioni in materia di  copyright. Il copyright è un
+contratto con il pubblico, non un  diritto naturale. Le questioni di
+politica del copyright  riguardano quali contratti sono vantaggiosi per il
+pubblico, non  quali diritti sono stati riconosciuti agli editori o ai
+lettori.</p>
+
+<p>Il sistema del copyright si è sviluppato parallelamente  all'avvento della
+stampa a caratteri mobili. Nell'epoca della  stampa era impossibile per un
+comune lettore riprodurre un libro.  La copia a mezzo stampa di un libro
+richiedeva un torchio  tipografico, non alla portata dei comuni lettori. Per
+di più, una  copia siffatta era estremamente costosa, a meno di non fare
+molte  copie, il che significa, in effetti, che solo un editore avrebbe
+potuto riprodurre un libro in maniera economica.</p>
+
+<p>Così quando il pubblico cedette agli editori la libertà di  riprodurre
+libri, in effetti rinunciò a qualcosa di cui <b>non  poteva
+usufruire</b>. Cedere beni che non si possono utilizzare in  cambio di
+qualcosa di utile e vantaggioso è sempre un buon  affare. Perciò il diritto
+d'autore non era soggetto a discussione  nell'era del torchio da stampa,
+proprio perché non limitava nulla  che il pubblico dei lettori potesse
+facilmente fare.</p>
+
+<p>Ma l'epoca della stampa sta gradualmente giungendo alla sua  fine. Le
+fotocopiatrici, le cassette audio e video hanno iniziato  il cambiamento; le
+tecnologie digitali dell'informazione lo  portano a compimento. Questi
+progressi rendono possibile la  riproduzione alla gente comune, non solo a
+editori forniti di  attrezzatura specializzata. E la gente comune copia!</p>
+
+<p>Una volta che la copia è diventata un'attività utile e  realmente alla
+portata di tutti, la gente non è più disposta a  rinunciare alla libertà di
+copiare: vuole anzi conservare questa  libertà ed esercitarla, invece di
+cederla ad altri. L'attuale  contratto di copyright non è più un buon affare
+per il pubblico,  ed è tempo di rivederlo; è ora che la legge riconosca il
+beneficio che il pubblico trae dal fare e distribuire copie.</p>
+
+<p>Da questa analisi si vede come il rifiuto del vecchio  contratto di
+copyright non si basa affatto sulla presunta  ineffabile unicità di
+Internet. Internet è rilevante perché  facilita la copia e la condivisione
+di documenti da parte dei  comuni lettori. Copiare e condividere, più è
+facile più diventa  utile, e più diventa un cattivo affare il copyright,
+come è ora  concepito.</p>
+
+<p>Questa analisi spiega anche perché sia sensato per i Grateful  Dead
+insistere sul diritto d'autore per la produzione dei CD  ma non per le
+riproduzioni individuali. La produzione di CD  funziona come la stampa: non
+è possibile oggi per la gente  comune, anche per i proprietari di computer,
+copiare un CD in un  altro CD. Così, il copyright per la produzione di CD
+musicali  risulta indolore per gli ascoltatori di musica, proprio come
+tutto il copyright era indolore nell'epoca della stampa. Limitare  la copia
+della stessa musica in cassette audio digitali danneggia  tuttavia gli
+ascoltatori, ed essi hanno il diritto di respingere  questa
+limitazione. [nota del 1999: la realtà tecnologica dei CD  è cambiata: ora
+molti utenti comuni di computer possono copiare  CD, e dovremmo quindi ora
+equiparare i CD alle  cassette; nota del 2007: nonostante l'evoluzione della
+tecnologia del CD, ha ancora senso applicare il copyright alla distribuzione
+commerciale ma lasciare libera la copia individuale.]</p>
+
+<p>Possiamo anche vedere perché l'astrattezza della <a
+href="#later-1">proprietà  intellettuale</a> non sia il fattore
+cruciale. Altre forme di  proprietà astratta rappresentano porzioni di un
+qualcosa. La  copia di qualsiasi tipo di porzioni è intrinsecamente
+un'attività  a somma zero; la persona che copia ha benefici soltanto
+togliendo  beni ad altri. Copiare una banconota da un dollaro è in pratica
+equivalente a sottrarre una piccola frazione di ogni altro  dollaro e
+mettere assieme queste frazioni fino a raggiungere la  quota di un
+dollaro. Naturalmente, lo consideriamo sbagliato.</p>
+
+<p>Al contrario, la copia per un amico di informazioni utili,  illuminanti e
+divertenti rende il mondo più felice e migliore;  l'amico ne riceve un
+beneficio e nessuno viene danneggiato. È  un'attività costruttiva che
+rafforza i legami sociali.</p>
+
+<p>Alcuni lettori potrebbero dubitare di questa affermazione  perché sanno che
+gli editori reclamano la copia illecita come  "perdita". Questa
+rivendicazione è per lo più inesatta e  parzialmente ingannevole. Quel che
+più importa è che presuppone  ciò che invece deve essere dimostrato.</p>
+
+<ul>
+  <li>L'affermazione è perlopiù inesatta perché presuppone che    l'amico 
avrebbe
+altrimenti acquistato una copia dall'editore.    Questo talvolta è vero, ma
+più spesso è falso; e quando è    falso, la perdita asserita non 
sussiste.</li>
+
+  <li>L'affermazione è parzialmente ingannevole perché la parola    "perdita"
+suggerisce eventi di tutt'altra natura, eventi nei    quali qualcosa che
+hanno viene loro tolto. Per esempio, se si è    incendiata la scorta di
+libri della libreria, o se è stato    sottratto il denaro dal registratore
+di cassa, questa sarebbe    realmente una "perdita". Siamo tutti d'accordo
+che è sbagliato    fare queste cose ad altre persone. 
+
+    <p>Ma quando il tuo amico evita    di dover comprare il libro, il libraio e
+l'editore non hanno    perso nulla che avevano. Una descrizione più
+appropriata    sarebbe che il libraio e l'editore ricavano meno di quello
+che    avrebbero potuto. Ma si avrebbe la stessa conseguenza se questo
+amico decidesse di giocare a bridge, invece di leggere un    libro. In un
+sistema di libero mercato nessuna azienda ha il    diritto di gridare "al
+ladro!" solo perché un potenziale    cliente sceglie di non trattare con
+lei.</p>
+    </li>
+
+  <li>L'affermazione è una petizione di principio perché l'idea    di 
"perdita" si
+basa sull'assunzione che l'editore "avrebbe    dovuto" essere pagato. Il che
+si basa sull'assunzione che il    diritto d'autore esista e proibisca copie
+individuali. Ma    questa è proprio la questione in discussione: che cosa
+includere nel diritto d'autore? Se il pubblico decide di poter
+condividere copie, allora l'editore non ha il diritto di    aspettarsi di
+essere pagato per ogni copia, e così non può    affermare che ci sia una
+"perdita", quando non ce n'è alcuna.
+
+    <p>In altre parole, la "perdita" è una conseguenza del sistema del    
diritto
+d'autore (copyright), non è parte costitutiva del    copiare. Il copiare in
+sé non danneggia nessuno.</p>
+  </li>
+</ul>
+
+<p>La clausola più ampiamente osteggiata del Libro Bianco è il  sistema di
+responsabilità collettiva, per il quale il  proprietario di un computer è
+costretto a verificare e  controllare le attività di tutti gli utenti, se
+non vuole essere  punito per azioni alle quali non ha partecipato, ma che
+semplicemente non è riuscito a prevenire attivamente. Tim Sloan  <a
+href="#ft8">[8]</a> ha messo in evidenza che ciò pone i  titolari del
+copyright in una condizione privilegiata, non  accordata a nessun altro che
+possa affermare di essere  danneggiato da un utente di un computer; per
+esempio nessuno,  almeno negli Stati Uniti, propone di punire il
+proprietario del  computer se non è riuscito ad evitare attivamente che un
+utente  diffamasse qualcuno. E' naturale per uno Stato rivolgersi alla
+responsabilità collettiva per rinforzare una legge alla quale  molti
+cittadini non credono di dover obbedire. Più le tecnologie  digitali aiutano
+i cittadini a condividere le informazioni, più  lo Stato avrà bisogno di
+metodi draconiani per rafforzare il  copyright contro i cittadini comuni.</p>
+
+<p>Quando fu redatta la Costituzione degli Stati Uniti, l'idea  che gli autori
+avessero diritto al monopolio del copyright, non  appena proposta, fu subito
+rifiutata <a href="#ft9">[9]</a>.  Invece, i fondatori della nazione
+americana adottarono un'idea  diversa di copyright, che mette il pubblico al
+primo posto  <a href="#ft10">[10]</a>. Negli Stati Uniti si suppone che il
+copyright esista per il bene degli utenti; né i vantaggi per gli  editori né
+quelli per gli autori sono previsti in se stessi, ma  solo per indurli a
+cambiare i loro comportamenti. Come disse la  Corte Suprema nella sentenza
+della causa della Fox Film  Corporation contro Doyal: "Il solo interesse
+degli Stati Uniti e  l'oggetto primario nel conferire il monopolio [del
+diritto  d'autore] poggiano sui benefici generici che il pubblico riceve
+dalle opere degli autori". <a href="#ft11">[11]</a></p>
+
+<p>In base a come la Costituzione considera il diritto d'autore,  se il
+pubblico preferisce essere in grado di fare copie in certi  casi, anche se
+ciò significa che meno opere sono pubblicate, la  scelta del pubblico è
+decisiva. Non c'è nessuna possibile  giustificazione per proibire al
+pubblico di copiare ciò che vuole  copiare.</p>
+
+<p>Da quando fu pronunciata la sentenza costituzionale, gli  editori hanno
 sempre cercato di capovolgere il senso del dettato costituzionale,
 disinformando il pubblico. Lo fanno ripetendo argomentazioni che
-presuppongono che il copyright sia un diritto naturale degli autori
-(senza menzionare che gli autori quasi sempre lo cedono agli
-editori). A meno che non abbia una salda consapevolezza che questa
-presupposizione è contraria alle premesse basilari del sistema legale
-statunitense, chi sente queste argomentazioni prende per buono che
-siano alla base del sistema.
-<P>
-Questo errore è oggi così radicato che chi si oppone ai nuovi poteri
-in materia di copyright sente la necessità di argomentare che anche
-gli autori e gli editori ne possano risultare danneggiati. Così
-James Boyle <A HREF="#[12]">[12]</A> spiega come un sistema
-di stretta proprietà intellettuale può interferire con la scrittura
-di nuove opere. Jessica Litman<A HREF="#[13]">[13]</A> cita le
-protezioni del copyright che storicamente hanno permesso a molti
-nuovi media di diventare popolari. Pamela Samuelson
-<A HREF="#[14]">[14]</A> avverte che il Libro Bianco può
-bloccare lo sviluppo della "terza ondata" dell'industria
-dell'informazione, chiudendo il mondo in un modello economico
-proprio della "seconda ondata", appropriato all'epoca della stampa.
-<P>
-Queste argomentazioni possono essere molto efficaci in quelle
-questioni dove sono utilizzabili, specialmente con un Congresso e un
-Governo dominati dall'idea che "ciò che è bene per le multinazionali
-della comunicazione è bene per gli USA". Ma
-sbagliano a esporre la fondamentale menzogna sulla quale si basa
-questa situazione; come risultato, sono inefficaci a lungo termine.
-Quando queste argomentazioni vincono una battaglia, non forniscono
-comunque una comprensione generale che aiuti a vincere altre
-battaglie. Se ci affidiamo troppo e troppo spesso a queste
-argomentazioni, il pericolo è di consentire agli editori di
-sostituire il dettato costituzionale.
-<P>
-Per esempio, la posizione recentemente resa pubblica della Digital
-Future Coalition, una federazione di organizzazioni, elenca molte ragioni
-per opporsi al Libro Bianco, per il bene di autori, librai, educatori,
-americani poveri, il progresso tecnologico, la flessibilità economica
-e questioni di privacy: tutti argomenti validi, ma concernenti
-questioni collaterali <A HREF="#[15]">[15]</A>.
-Vistosamente assente dall'elenco è la più importante di tutte le
-ragioni: che molti americani (forse la maggior parte) vogliono
-continuare a fare copie. La DFC evita di criticare l'obiettivo
-fondamentale del Libro Bianco, quello di dare più potere agli
-editori, e la sua decisione centrale, di respingere la Costituzione
-e mettere gli editori al di sopra degli utenti. Questo silenzio può
-essere preso per assenso.
-<P>
-La resistenza alle pressioni per dare maggiori poteri agli editori
-dipende dalla consapevolezza diffusa che il pubblico dei lettori e
-degli ascoltatori abbia un'importanza primaria e che il copyright
-esista per gli utenti e non viceversa. Se il pubblico non vuole
-accettare certi poteri per il diritto d'autore, questa è in se stessa
-una giustificazione per non dargli questi poteri. Solo ricordando
-al pubblico e al corpo legislativo lo scopo del diritto d'autore e
-l'opportunità di un libero flusso dell'informazione si può garantire
-che l'interesse pubblico venga prima di tutto.
-<P>
-Copyright 1996 Richard Stallman
-La copia letterale e la distribuzione sono permesse con qualsiasi
-mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta.
-<P>
-<H3>NOTE</H3>
-<A NAME="[2]">
-[2]
-</A>Informational Infrastructure Task Force, Intellectual Property and
-the National Information Infrastructure: The Report of the Working Group
-on Intellectual Property Rights (1995).
-<P>
-<A NAME="[3]">
-[3]
-</A>John Perry Barlow, Remarks at the Innovation and the Information
-Environment Conference (novembre 1995).  Barlow è uno dei fondatori
-dell'Electronic Frontier Foundation, un'organizzazione che promuove
-la libertà di espressione nei media digitali ed è stato in precedenza
-paroliere per il  gruppo dei Grateful Dead.
-<P>
-<A NAME="[4]">
-[4]
-</A>Gary Glisson, Remarks at the Innovation and the Information
-Environment Conference (Nov. 1995); si veda anche Gary Glisson, A
-Practitioner's Defense of the NII White Paper, 75 Or. L. Rev. (1996)
-(in difesa del Libro Bianco).  Glisson è partner e presidente
-dell'Intellectual Property Group al Lane Powell Spears Lubersky a
-Portland, Oregon.
-<P>
-<A NAME="[5]">
-[5]
-</A>
-Steven Winter, Remarks at the Innovation and the Information
-Environment Conference (Nov. 1995).  Winter è professore alla
-School of Law dell'Università di Miami .
-<P>
-<A NAME="[6]">
-[6]
-</A>
-Winter, si veda la nota 4.
-<P>
-<A NAME="[7]">
-[7]
-</A>
-Vedi Laurence H. Tribe, The Constitution in Cyberspace: Law and
-Liberty Beyond the Electronic Frontier, Humanist, Sett.-Ott. 1991, a
-pagina 15.
-<P>
-<A NAME="[8]">
-[8]
-</A>
-Tim Sloan, Remarks at the Innovation and the Information Environment
-Conference (novembre 1995).  Sloan è membro della National
-Telecommunication and Information Administration.
-<P>
-<A NAME="[9]">
-[9]
-</A>
-Vedi Jane C. Ginsburg, A Tale of Two Copyrights: Liberary Property
-in Revolutionary France and America, in Of Authors and Origins:
-Essays on Copyright Law 131, 137-38 (Brad Sherman & Alain Strowel,
-eds., 1994) (in cui si afferma che gli artefici della Costituzione o
-intendevano "subordinare []  gli interessi degli autori al pubblico
-vantaggio" o "dare agli interessi pubblici e privati ... lo stesso peso").
-<P>
-<A NAME="[10]">
-[10]
-</A>
-Costituzione degli U.S.A., art. I,  8, comma 8 ("Il Congresso ha il
-potere ... di promuovere il progresso della Scienza e delle Arti
-utili, assicurando per periodi limitati ad Autori e inventori
-l'esclusivo Diritto alle loro rispettive opere e scoperte.").
-<P>
-<A NAME="[11]">
-[11]
-</A>
-286 U.S. 123, 127 (1932).
-<P>
-<A NAME="[12]">
-[12]
-</A>
-James Boyle, Remarks at the Innovation and the Information
-Environment Conference (Nov. 1995).  Boyle è professore di Diritto
-all'American University di Washington, D.C.
-<P>
-<A NAME="[13]">
-[13]
-</A>
-Jessica Litman, Remarks at the Innovation and the Information
-Environment Conference (novembre 1995).  J. Litman è professoressa
-alla Wayne State University Law School a Detroit, Michigan.
-<P>
-<A NAME="[14]">
-[14]
-</A>
-Pamela Samuelson, The Copyright Grab, Wired, gennaio 1996.
-P. Samuelson è professoressa alla Cornell Law School.
-<P>
-<A NAME="[15]">
-[15]
-</A>
-Digital Future Coalition, Broad-Based Coalition Expresses Concern
-Over Intellectual Property Proposals, 15 novembre 1995 (disponibile
-ad
-<A 
HREF="http://home.worldweb.net/dfc/press.html";>http://home.worldweb.net/dfc/press.html</A>).
-
-<HR>
-
-<H4><A HREF="/philosophy/philosophy.it.html">Altri testi da leggere</A></H4>
-
-<HR>
-<!-- Please keep this list alphabetical!!!  -->
-[
-  <A HREF="/philosophy/reevaluating-copyright.en.html">Inglese</A>
-| <A HREF="/philosophy/reevaluating-copyright.it.html">Italiano</A>
-| <A HREF="/philosophy/reevaluating-copyright.ru.html">Russo</A>
-]
-<HR>
-
-Ritorna alla <A HREF="/home.it.html">pagina principale di GNU</A>.
-<P>
-Per informazioni e domande sulla FSF e GNU rivolgersi,
-possibilmente in inglese, a
-<A HREF="mailto:address@hidden";><EM>address@hidden</EM></A>.
-Altri <A HREF="/home.it.html#ContactInfo">modi per contattare</A> la FSF.
-<P>
-Commenti su queste pagine web a
-<A HREF="mailto:address@hidden";>
-<EM>address@hidden</EM></A>, altre domande a
-<A HREF="mailto:address@hidden";><EM>address@hidden</EM></A>.
-<P>
-Copyright (C) 1996, 1997, 1998,1999, 2000, 2001 Free Software Foundation, Inc.,
-51 Franklin St, Fifth Floor, Boston, MA  02110,  USA
-<P>
-La copia letterale e la distribuzione di questo articolo nella sua
-integrità sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione
-che questa nota sia riprodotta.<P>
-Aggiornato:
-<!-- timestamp start -->
-$Date: 2011/12/30 05:19:00 $ $Author: ineiev $
+presuppongono che il copyright sia un diritto  naturale degli autori (senza
+menzionare che gli autori quasi  sempre lo cedono agli editori). A meno che
+non abbia una salda  consapevolezza che questa presupposizione è contraria
+alle  premesse basilari del sistema legale statunitense, chi sente  queste
+argomentazioni prende per buono che siano alla base del  sistema.</p>
+
+<p>Questo errore è oggi così radicato che chi si oppone ai nuovi  poteri in
+materia di copyright sente la necessità di argomentare  che anche gli autori
+e gli editori ne possano risultare  danneggiati. Così James Boyle <a
+href="#ft12">[12]</a> spiega  come un sistema di stretta proprietà
+intellettuale può  interferire con la scrittura di nuove opere. Jessica
+Litman<a href="#ft13">[13]</a> cita le protezioni del copyright  che
+storicamente hanno permesso a molti nuovi media di diventare
+popolari. Pamela Samuelson <a href="#ft14">[14]</a> avverte che  il Libro
+Bianco può bloccare lo sviluppo della "terza ondata"  dell'industria
+dell'informazione, chiudendo il mondo in un  modello economico proprio della
+"seconda ondata", appropriato  all'epoca della stampa.</p>
+
+<p>Queste argomentazioni possono essere molto efficaci in quelle  questioni
+dove sono utilizzabili, specialmente con un Congresso e  un Governo dominati
+dall'idea che "ciò che è bene per le  multinazionali della comunicazione è
+bene per gli USA". Ma  sbagliano a esporre la fondamentale menzogna sulla
+quale si basa  questa situazione; come risultato, sono inefficaci a lungo
+termine. Quando queste argomentazioni vincono una battaglia, non  forniscono
+comunque una comprensione generale che aiuti a vincere  altre battaglie. Se
+ci affidiamo troppo e troppo spesso a queste  argomentazioni, il pericolo è
+di consentire agli editori di  sostituire il dettato costituzionale.</p>
+
+<p>Per esempio, la posizione recentemente resa pubblica della  Digital Future
+Coalition, una federazione di organizzazioni,  elenca molte ragioni per
+opporsi al Libro Bianco, per il bene di  autori, librai, educatori,
+americani poveri, il progresso  tecnologico, la flessibilità economica e
+questioni di privacy:  tutti argomenti validi, ma concernenti questioni
+collaterali  <a href="#ft15">[15]</a>. Vistosamente assente dall'elenco è la
+più importante di tutte le ragioni: che molti americani (forse la  maggior
+parte) vogliono continuare a fare copie. La DFC evita di  criticare
+l'obiettivo fondamentale del Libro Bianco, quello di  dare più potere agli
+editori, e la sua decisione centrale, di  respingere la Costituzione e
+mettere gli editori al di sopra  degli utenti. Questo silenzio può essere
+preso per assenso.</p>
+
+<p>La resistenza alle pressioni per dare maggiori poteri agli  editori dipende
+dalla consapevolezza diffusa che il pubblico dei  lettori e degli
+ascoltatori abbia un'importanza primaria e che il  copyright esista per gli
+utenti e non viceversa. Se il pubblico  non vuole accettare certi poteri per
+il diritto d'autore, questa  è in se stessa una giustificazione per non
+dargli questi poteri.  Solo ricordando al pubblico e al corpo legislativo lo
+scopo del  diritto d'autore e l'opportunità di un libero flusso
+dell'informazione si può garantire che l'interesse pubblico venga  prima di
+tutto.</p>
+
+<h3>NOTE</h3>
+
+<p id="ft2">[2] Informational Infrastructure  Task Force, Intellectual 
Property and the
+National Information  Infrastructure: The Report of the Working Group on
+Intellectual  Property Rights (1995).</p>
+
+<p id="ft3">[3] John Perry Barlow, Remarks at the  Innovation and the 
Information
+Environment Conference (novembre  1995). Barlow è uno dei fondatori
+dell'Electronic Frontier  Foundation, un'organizzazione che promuove la
+libertà di  espressione nei media digitali ed è stato in precedenza
+paroliere  per il gruppo dei Grateful Dead.</p>
+
+<p id="ft4">[4] Gary Glisson, Remarks at the Innovation  and the Information 
Environment
+Conference (Nov. 1995); si veda  anche Gary Glisson, A Practitioner's
+Defense of the NII White  Paper, 75 Or. L. Rev. (1996) (in difesa del Libro
+Bianco).  Glisson è partner e presidente dell'Intellectual Property Group
+al Lane Powell Spears Lubersky a Portland, Oregon.</p>
+
+<p id="ft5">[5] Steven Winter, Remarks at the Innovation  and the Information
+Environment Conference (Nov. 1995). Winter è  professore alla School of Law
+dell'Università di Miami.</p>
+
+<p id="ft6">[6] Winter, si veda la nota 4.</p>
+
+<p id="ft7">[7] Vedi Laurence H. Tribe, The Constitution  in Cyberspace: Law 
and Liberty
+Beyond the Electronic Frontier,  Humanist, Sett.-Ott. 1991, a pagina 15.</p>
+
+<p id="ft8">[8] Tim Sloan, Remarks at the Innovation and  the Information 
Environment
+Conference (novembre 1995). Sloan è  membro della National Telecommunication
+and Information  Administration.</p>
+
+<p id="ft9">[9] Vedi Jane C. Ginsburg, A Tale of Two  Copyrights: Liberary 
Property in
+Revolutionary France and  America, in Of Authors and Origins: Essays on
+Copyright Law 131,  137-38 (Brad Sherman &amp; Alain Strowel, eds., 1994)
+(in cui si  afferma che gli artefici della Costituzione o intendevano
+"subordinare ... gli interessi degli autori al pubblico vantaggio"  o "dare
+agli interessi pubblici e privati ... lo stesso  peso").</p>
+
+<p id="ft10">[10] Costituzione degli U.S.A., art. I, 8,  comma 8 ("Il 
Congresso ha il
+potere ... di promuovere il  progresso della Scienza e delle Arti utili,
+assicurando per  periodi limitati ad Autori e inventori l'esclusivo Diritto
+alle  loro rispettive opere e scoperte.").</p>
+
+<p id="ft11">[11] 286 U.S. 123, 127 (1932).</p>
+
+<p id="ft12">[12] James Boyle, Remarks at the Innovation  and the Information 
Environment
+Conference (Nov. 1995). Boyle è  professore di Diritto all'American
+University di Washington,  D.C.</p>
+
+<p id="ft13">[13] Jessica Litman, Remarks at the  Innovation and the 
Information
+Environment Conference (novembre  1995). J. Litman è professoressa alla
+Wayne State University Law  School a Detroit, Michigan.</p>
+
+<p id="ft14">[14] Pamela Samuelson, The Copyright Grab,  Wired, gennaio
+1996. P. Samuelson è professoressa alla Cornell  Law School.</p>
+
+<p id="ft15"><!-- (available at URL:
+<a href="http://home.worldweb.net/dfc/press.html";>
+http://home.worldweb.net/dfc/press.html</a>)-->
+[15] Digital Future Coalition, Broad-Based  Coalition Expresses Concern Over
+Intellectual Property Proposals,  15 novembre 1995.</p>
+
+<h3>NOTE SUCCESSIVE</h3>
+
+<p id="later-1">[1] Anche scrivendo questo articolo mi sono convinto che <a
+href="/philosophy/not-ipr.html"> il termine &ldquo;proprietà
+intellettuale&rdquo; è fuorviante</a>. Ora credo che non lo si debba mai
+usare.</p>
+
+<p id="later-2">[2] Qui sono caduto nell'errore di utilizzare il termine 
&ldquo;proprietà
+intellettuale&rdquo; quando in realtà intendevo semplicemente
+&ldquo;copyright&rdquo;. &Egrave; come scrivere &ldquo;Europa&rdquo; quando
+in realtà si intende&ldquo;Francia&rdquo;: crea confusione facilmente
+evitabile.</p>
+<div class="translators-notes">
+
+<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't have notes.-->
+ </div>
+</div>
+
+<!-- for id="content", starts in the include above -->
+<!--#include virtual="/server/footer.it.html" -->
+<div id="footer">
+<div class="unprintable">
+
+<p>er informazioni su FSF e GNU rivolgetevi, possibilmente in inglese, a <a
+href="mailto:address@hidden";>&lt;address@hidden&gt;</a>. Ci sono anche <a
+href="/contact/">altri modi di contattare</a> la FSF. Inviate segnalazioni
+di link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a
+href="mailto:address@hidden";>&lt;address@hidden&gt;</a>.</p>
+
+<p>
+<!-- TRANSLATORS: Ignore the original text in this paragraph,
+        replace it with the translation of these two:
+
+        We work hard and do our best to provide accurate, good quality
+        translations.  However, we are not exempt from imperfection.
+        Please send your comments and general suggestions in this regard
+        to <a href="mailto:address@hidden";>
+
+        &lt;address@hidden&gt;</a>.</p>
+
+        <p>For information on coordinating and submitting translations of
+        our web pages, see <a
+        href="/server/standards/README.translations.html">Translations
+        README</a>. -->
+Le traduzioni italiane sono effettuate ponendo la massima attenzione ai
+dettagli e alla qualità, ma a volte potrebbero contenere imperfezioni. Se ne
+riscontrate, inviate i vostri commenti e suggerimenti riguardo le traduzioni
+a <a
+href="mailto:address@hidden";>&lt;address@hidden&gt;</a>
+oppure contattate direttamente il <a
+href="http://savannah.gnu.org/projects/www-it/";>gruppo dei traduttori
+italiani</a>.<br/>Per informazioni su come gestire e inviare traduzioni
+delle nostre pagine web consultate la <a
+href="/server/standards/README.translations.html">Guida alle 
traduzioni</a>.</p>
+</div>
+
+<p>Copyright &copy; 1996, 1999 Richard M. Stallman</p>
+
+<p>Questa pagina è distribuita secondo i termini della licenza <a 
rel="license"
+href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/3.0/us/deed.it";>Creative
+Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.0 Stati Uniti</a> (CC BY-ND
+3.0).</p>
+
+<!--#include virtual="/server/bottom-notes.it.html" -->
+<div class="translators-credits">
+
+<!--TRANSLATORS: Use space (SPC) as msgstr if you don't want credits.-->
+Tradotto da Paolo Fezzi. Modifiche successive di Paolo Fezzi, Paolo
+Redaelli, Alessandro Rubini, Antonio Cisternino, Lorenzo Bettini, Giorgio
+V. Felchero, Paola Blason, Francesco Potortì, Andrea Pescetti.</div>
+
+<p class="unprintable"><!-- timestamp start -->
+Ultimo aggiornamento:
+
+$Date: 2014/07/20 14:57:38 $
+
 <!-- timestamp end -->
-<HR>
-</BODY>
-</HTML>
+</p>
+</div>
+</div>
+</body>
+</html>

Index: po/reevaluating-copyright.it.po
===================================================================
RCS file: /web/www/www/philosophy/po/reevaluating-copyright.it.po,v
retrieving revision 1.1
retrieving revision 1.2
diff -u -b -r1.1 -r1.2
--- po/reevaluating-copyright.it.po     20 Jul 2014 14:30:18 -0000      1.1
+++ po/reevaluating-copyright.it.po     20 Jul 2014 14:57:39 -0000      1.2
@@ -13,11 +13,11 @@
 "PO-Revision-Date: 2014-07-20 16:29+0100\n"
 "Last-Translator: Andrea Pescetti <address@hidden>\n"
 "Language-Team: Italian\n"
+"Language: Italian\n"
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 "Content-Type: text/plain; charset=UTF-8\n"
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 "X-Generator: Poedit 1.5.4\n"
-"Language: Italian\n"
 
 #. type: Content of: <title>
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@@ -704,9 +704,9 @@
 "[9] See Jane C. Ginsburg, A Tale of Two Copyrights: Liberary Property in "
 "Revolutionary France and America, in, Of Authors and Origins: Essays on "
 "Copyright Law 131, 137-38 (Brad Sherman &amp; Alain Strowel, eds., 1994) "
-"(stating that the Constitution's framers either meant to &ldquo;"
-"subordinate[] the author's interests to the public benefit,&rdquo; or to "
-"&ldquo;treat the private and public interests&hellip;even-handedly.&rdquo;)."
+"(stating that the Constitution's framers either meant to &ldquo;subordinate"
+"[] the author's interests to the public benefit,&rdquo; or to &ldquo;treat "
+"the private and public interests&hellip;even-handedly.&rdquo;)."
 msgstr ""
 "[9] Vedi Jane C. Ginsburg, A Tale of Two  Copyrights: Liberary Property in "
 "Revolutionary France and  America, in Of Authors and Origins: Essays on "
@@ -816,9 +816,6 @@
 "link non funzionanti e altri suggerimenti relativi alle pagine web a <a href="
 "\"mailto:address@hidden";>&lt;address@hidden&gt;</a>."
 
-#
-#
-#
 #. TRANSLATORS: Ignore the original text in this paragraph,
 #. replace it with the translation of these two:
 #. We work hard and do our best to provide accurate, good quality

Index: po/reevaluating-copyright.it-en.html
===================================================================
RCS file: po/reevaluating-copyright.it-en.html
diff -N po/reevaluating-copyright.it-en.html
--- /dev/null   1 Jan 1970 00:00:00 -0000
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+<title>Reevaluating Copyright: The Public Must Prevail
+- GNU Project - Free Software Foundation</title>
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+<h2>Reevaluating Copyright: The Public Must Prevail</h2>
+
+<pre>
+                Reevaluating Copyright: The Public Must Prevail
+                [Published in Oregon Law Review, Spring 1996]
+
+                            Richard Stallman
+</pre>
+
+<p>The legal world is aware that digital information technology poses
+&ldquo;problems for copyright,&rdquo; but has not traced these
+problems to their root cause: a fundamental conflict between
+publishers of copyrighted works and the users of these works. The
+publishers, understanding their own interest, have set forth a
+proposal through the Clinton Administration to fix the
+&ldquo;problems&rdquo; by deciding the conflict in their favor. This
+proposal, the Lehman White Paper <a href="#ft2">[2]</a>, was the
+principal focus of the &ldquo;Innovation and the Information
+Environment&rdquo; conference at the University of Oregon (November
+1995).</p>
+
+<p>John Perry Barlow <a href="#ft3">[3]</a>, the keynote speaker,
+began the conference by telling us how the Greatful Dead recognized
+and dealt with this conflict. They decided it would be wrong to
+interfere with copying of their performances on tapes, or with
+distribution on the Internet, but saw nothing wrong in enforcing
+copyright for CD recordings of their music.</p>
+
+<p>Barlow did not analyze the reasons for treating these media
+differently, and later Gary Glisson <a href="#ft4">[4]</a> criticized
+Barlow's idea that the Internet is inexplicably unique and unlike
+anything else in the world. He argued that we should be able to
+determine the implications of the Internet for copyright policy by the
+same kind of analysis that we apply to other technologies. This paper
+attempts to do just that.</p>
+
+<p>Barlow suggested that our intuitions based on physical objects as
+property do not transfer to information as property because
+information is &ldquo;abstract.&rdquo; As Steven
+Winter <a href="#ft5">[5]</a> remarked, abstract property has existed
+for centuries. Shares in a company, commodity futures, and even paper
+money, are forms of property that are more or less abstract.  Barlow
+and others who argue that information should be free do not reject
+these other kinds of abstract property. Clearly, the crucial
+difference between information and acceptable kinds of property is not
+abstractness per se. So what is it? I propose a simple and practical
+explanation.</p>
+
+<p>United States copyright law considers copyright a bargain between
+the public and &ldquo;authors&rdquo; (although in practice, usually
+publishers take over the authors' part of the bargain). The public
+trades certain freedoms in exchange for more published works to
+enjoy. Until the White Paper, our government had never proposed that
+the public should trade <b>all</b> of its freedom to use published
+works. Copyright involves giving up specific freedoms and retaining
+others. This means that there are many alternative bargains that the
+public could offer to publishers. So which bargain is the best one for
+the public? Which freedoms are worth while for the public to trade,
+and for what length of time? The answers depend on two things: how
+much additional publication the public will get for trading a given
+freedom, and how much the public benefits from keeping that
+freedom.</p>
+
+<p>This shows why making <a href="#later-1">intellectual property
+decisions</a> by analogy to physical object property, or even to older
+intellectual property policies, is a mistake. Winter argued
+persuasively that it is possible to make such analogies, to stretch
+our old concepts and apply them to new decisions <a href=
+"#ft6">[6]</a>. Surely this will reach some answer&mdash;but not a
+good answer. Analogy is not a useful way of deciding what to buy or at
+what price.</p>
+
+<p>For example, we do not decide whether to build a highway in New
+York City by analogy with a previous decision about a proposed highway
+in Iowa. In each highway construction decision, the same factors apply
+(cost, amount of traffic, taking of land or houses); if we made
+highway decisions by analogy to previous highway decisions, we would
+either build every proposed highway or none of them. Instead we judge
+each proposed highway based on the pros and cons, whose magnitudes
+vary from case to case. In copyright issues, too, we must weigh the
+cost and benefits for today's situation and today's media, not as they
+have applied to other media in the past.</p>
+
+<p>This also shows why Laurence Tribe's principle, that rights
+concerning speech should not depend on the choice of
+medium<a href="#ft7">[7]</a>, is not applicable to copyright
+decisions. Copyright is a bargain with the public, not a natural
+right. Copyright policy issues are about which bargains benefit the
+public, not about what rights publishers or readers are entitled
+to.</p>
+
+<p>The copyright system developed along with the printing press.  In
+the age of the printing press, it was unfeasible for an ordinary
+reader to copy a book. Copying a book required a printing press, and
+ordinary readers did not have one. What's more, copying in this way
+was absurdly expensive unless many copies were made&mdash;which means,
+in effect, that only a publisher could copy a book economically.</p>
+
+<p>So when the public traded to publishers the freedom to copy books,
+they were selling something which they <b>could not use</b>.  Trading
+something you cannot use for something useful and helpful is always
+good deal. Therefore, copyright was uncontroversial in the age of the
+printing press, precisely because it did not restrict anything the
+reading public might commonly do.</p>
+
+<p>But the age of the printing press is gradually ending. The xerox
+machine and the audio and video tape began the change; digital
+information technology brings it to fruition. These advances make it
+possible for ordinary people, not just publishers with specialized
+equipment, to copy. And they do!</p>
+
+<p>Once copying is a useful and practical activity for ordinary
+people, they are no longer so willing to give up the freedom to do
+it. They want to keep this freedom and exercise it instead of trading
+it away. The copyright bargain that we have is no longer a good deal
+for the public, and it is time to revise it&mdash;time for the law to
+recognize the public benefit that comes from making and sharing
+copies.</p>
+
+<p>With this analysis, we see why rejection of the old copyright
+bargain is not based on supposing that the Internet is ineffably
+unique. The Internet is relevant because it facilitates copying and
+sharing of writings by ordinary readers. The easier it is to copy and
+share, the more useful it becomes, and the more copyright as it stands
+now becomes a bad deal.</p>
+
+<p>This analysis also explains why it makes sense for the Grateful
+Dead to insist on copyright for CD manufacturing but not for
+individual copying. CD production works like the printing press; it is
+not feasible today for ordinary people, even computer owners, to copy
+a CD into another CD. Thus, copyright for publishing CDs of music
+remains painless for music listeners, just as all copyright was
+painless in the age of the printing press. To restrict copying the
+same music onto a digital audio tape does hurt the listeners, however,
+and they are entitled to reject this restriction. (1999 note: the
+practical situation for CDs has changed, in that many ordinary
+computer users can now copy CDs. This means that we should now
+consider CDs more like tapes.  2007 clarification: notwithstanding the
+improvement in CD technology, it still makes sense to apply copyright
+to commercial distribution while letting individuals copy freely.)</p>
+
+<p>We can also see why the abstractness
+of <a href="#later-1">intellectual property</a> is not the crucial
+factor.  Other forms of abstract property represent shares of
+something.  Copying any kind of share is intrinsically a zero-sum
+activity; the person who copies benefits only by taking wealth away
+from everyone else. Copying a dollar bill in a color copier is
+effectively equivalent to shaving a small fraction off of every other
+dollar and adding these fractions together to make one
+dollar. Naturally, we consider this wrong.</p>
+
+<p>By contrast, copying useful, enlightening or entertaining
+information for a friend makes the world happier and better off; it
+benefits the friend, and inherently hurts no one. It is a constructive
+activity that strengthens social bonds.</p>
+
+<p>Some readers may question this statement because they know
+publishers claim that illegal copying causes them &ldquo;loss.&rdquo;
+This claim is mostly inaccurate and partly misleading. More
+importantly, it is begging the question.</p>
+
+<ul>
+  <li>The claim is mostly inaccurate because it presupposes that the
+  friend would otherwise have bought a copy from the publisher. That
+  is occasionally true, but more often false; and when it is false,
+  the claimed loss does not occur.</li>
+
+  <li>The claim is partly misleading because the word
+  &ldquo;loss&rdquo; suggests events of a very different
+  nature&mdash;events in which something they have is taken away from
+  them. For example, if the bookstore's stock of books were burned, or
+  if the money in the register got torn up, that would really be a
+  &ldquo;loss.&rdquo; We generally agree it is wrong to do these
+  things to other people.
+
+    <p>But when your friend avoids the need to buy a copy of a book,
+    the bookstore and the publisher do not lose anything they had. A
+    more fitting description would be that the bookstore and publisher
+    get less income than they might have got. The same consequence can
+    result if your friend decides to play bridge instead of reading a
+    book. In a free market system, no business is entitled to cry
+    &ldquo;foul&rdquo; just because a potential customer chooses not
+    to deal with them.</p>
+    </li>
+
+  <li>The claim is begging the question because the idea of
+  &ldquo;loss&rdquo; is based on the assumption that the publisher
+  &ldquo;should have&rdquo; got paid. That is based on the assumption
+  that copyright exists and prohibits individual copying. But that is
+  just the issue at hand: what should copyright cover? If the public
+  decides it can share copies, then the publisher is not entitled to
+  expect to be paid for each copy, and so cannot claim there is a
+  &ldquo;loss&rdquo; when it is not.
+
+    <p>In other words, the &ldquo;loss&rdquo; comes from the copyright
+    system; it is not an inherent part of copying. Copying in itself
+    hurts no one.</p>
+  </li>
+</ul>
+
+<p>The most widely opposed provision of the White Paper is the system
+of collective responsibility, whereby a computer owner is required to
+monitor and control the activities of all users, on pain of being
+punished for actions in which he was not a participant but merely
+failed to actively prevent. Tim Sloan <a href="#ft8">[8]</a> pointed
+out that this gives copyright owners a privileged status not accorded
+to anyone else who might claim to be damaged by a computer user; for
+example, no one proposes to punish the computer owner if he fails
+actively to prevent a user from defaming someone. It is natural for a
+government to turn to collective responsibility for enforcing a law
+that many citizens do not believe in obeying. The more digital
+technology helps citizens share information, the more the government
+will need draconian methods to enforce copyright against ordinary
+citizens.</p>
+
+<p>When the United States Constitution was drafted, the idea that
+authors were entitled to a copyright monopoly was proposed&mdash;and
+rejected <a href="#ft9">[9]</a>. Instead, the founders of our country
+adopted a different idea of copyright, one which places the public
+first <a href="#ft10">[10]</a>. Copyright in the United States is
+supposed to exist for the sake of users; benefits for publishers and
+even for authors are not given for the sake of those parties, but only
+as an inducement to change their behavior. As the Supreme Court said
+in Fox Film Corp. v. Doyal: &ldquo;The sole interest of the United
+States and the primary object in conferring the [copyright] monopoly
+lie in the general benefits derived by the public from the labors of
+authors.&rdquo; <a href="#ft11">[11]</a></p>
+
+<p>Under the Constitution's view of copyright, if the public prefers
+to be able to make copies in certain cases even if that means somewhat
+fewer works are published, the public's choice is decisive. There is
+no possible justification for prohibiting the public from copying what
+it wants to copy.</p>
+
+<p>Ever since the constitutional decision was made, publishers have
+tried to reverse it by misinforming the public. They do this by
+repeating arguments which presuppose that copyright is a natural right
+of authors (not mentioning that authors almost always cede it to
+publishers). People who hear these arguments, unless they have a firm
+awareness that this presupposition is contrary to the basic premises
+of our legal system, take for granted that it is the basis of that
+system.</p>
+
+<p>This error is so ingrained today that people who oppose new
+copyright powers feel the need to do so by arguing that even authors
+and publishers may be hurt by them. Thus, James
+Boyle <a href="#ft12">[12]</a> explains how a
+strict <a href="#later-2">intellectual property system</a> can
+interfere with writing new works. Jessica
+Litman <a href="#ft13">[13]</a> cites the copyright shelters which
+historically allowed many new media to become popular. Pamela
+Samuelson <a href="#ft14">[14]</a> warns that the White Paper may
+block the development of &ldquo;third-wave&rdquo; information
+industries by locking the world into the &ldquo;second-wave&rdquo;
+economic model that fit the age of the printing press.</p>
+
+<p>These arguments can be very effective on those issues where they
+are available, especially with a Congress and Administration dominated
+by the idea that &ldquo;What's good for General Media is good for the
+USA.&rdquo; But they fail to expose the fundamental falsehood on which
+this domination is based; as a result, they are ineffective in the
+long term. When these arguments win one battle, they do so without
+building a general understanding that helps win the next battle. If we
+turn to these arguments too much and too often, the danger is that we
+may allow the publishers to replace the Constitution uncontested.</p>
+
+<p>For example, the recently published position statement of the
+Digital Future Coalition, an umbrella organization, lists many reasons
+to oppose the White Paper, for the sake of authors, libraries,
+education, poor Americans, technological progress, economic
+flexibility, and privacy concerns&mdash;all valid arguments, but
+concerned with side issues <a href="#ft15">[15]</a>.  Conspicuously
+absent from the list is the most important reason of all: that many
+Americans (perhaps most) want to continue making copies. The DFC fails
+to criticize the core goal of the White Paper, which is to give more
+power to publishers, and its central decision, to reject the
+Constitution and place the publishers above the users. This silence
+may be taken for consent.</p>
+
+<p>Resisting the pressure for additional power for publishers depends
+on widespread awareness that the reading and listening public are
+paramount; that copyright exists for users and not vice versa. If the
+public is unwilling to accept certain copyright powers, that is ipso
+facto justification for not offering them. Only by reminding the
+public and the legislature of the purpose of copyright and the
+opportunity for the open flow of information can we ensure that the
+public prevails.</p>
+
+<h3>ENDNOTES</h3>
+
+<p id="ft2">[2] Informational Infrastructure Task
+Force, Intellectual Property and the National Information
+Infrastructure: The Report of the Working Group on Intellectual
+Property Rights (1995).</p>
+
+<p id="ft3">[3] John Perry Barlow, Remarks at the
+Innovation and the Information Environment Conference (Nov.
+1995). Mr. Barlow is one of the founders of the Electronic Frontier
+Foundation, an organization which promotes freedom of expression in
+digital media, and is also a former lyricist for the Grateful
+Dead.</p>
+
+<p id="ft4">[4] Gary Glisson, Remarks at the
+Innovation and the Information Environment Conference (Nov.  1995);
+see also Gary Glisson, A Practitioner's Defense of the NII White
+Paper, 75 Or. L. Rev. (1996) (supporting the White Paper).
+Mr. Glisson is a partner and chair of the Intellectual Property Group
+at Lane Powell Spears Lubersky in Portland, Oregon.</p>
+
+<p id="ft5">[5] Steven Winter, Remarks at the
+Innovation and the Information Environment Conference (Nov.
+1995). Mr. Winter is a professor at the University of Miami School of
+Law.</p>
+
+<p id="ft6">[6] Winter, supra note 4.</p>
+
+<p id="ft7">[7] See Laurence H. Tribe, The
+Constitution in Cyberspace: Law and Liberty Beyond the Electronic
+Frontier, Humanist, Sept.-Oct. 1991, at 15.</p>
+
+<p id="ft8">[8] Tim Sloan, Remarks at the Innovation
+and the Information Environment Conference (Nov. 1995). Mr. Sloan is
+a member of the National Telecommunication and Information
+Administration.</p>
+
+<p id="ft9">[9] See Jane C. Ginsburg, A Tale of Two
+Copyrights: Liberary Property in Revolutionary France and America, in,
+Of Authors and Origins: Essays on Copyright Law 131, 137-38 (Brad
+Sherman &amp; Alain Strowel, eds., 1994) (stating that the
+Constitution's framers either meant to &ldquo;subordinate[] the
+author's interests to the public benefit,&rdquo; or to &ldquo;treat
+the private and public interests&hellip;even-handedly.&rdquo;).</p>
+
+<p id="ft10">[10] U.S. Const., art. I, p. 8, cl. 8
+(&ldquo;Congress shall have Power&hellip;to promote the Progress of
+Science and useful Arts, by securing for limited Times to Authors and
+Inventors the exclusive Right to their respective Writings and
+Discoveries.&rdquo;).</p>
+
+<p id="ft11">[11] 286 U.S. 123, 127 (1932).</p>
+
+<p id="ft12">[12] James Boyle, Remarks at the
+Innovation and the Information Environment Conference (Nov.
+1995). Mr. Boyle is a Professor of Law at American University in
+Washington, D.C.</p>
+
+<p id="ft13">[13] Jessica Litman, Remarks at the
+Innovation and the Information Environment Conference (Nov.
+1995). Ms. Litman is a Professor at Wayne State University Law School
+in Detroit, Michigan.</p>
+
+<p id="ft14">[14] Pamela Samuelson, The Copyright
+Grab, Wired, Jan. 1996. Ms. Samuelson is a Professor at Cornell Law
+School.</p>
+
+<p id="ft15">[15] Digital Future Coalition,
+Broad-Based Coalition Expresses Concern Over Intellectual Property
+Proposals, Nov. 15, 1995<!-- (available at URL:
+<a 
href="http://home.worldweb.net/dfc/press.html";>http://home.worldweb.net/dfc/press.html</a>)-->.</p>
+
+<h3>LATER NOTES</h3>
+
+<p id="later-1">[1] This article was part of the
+path that led me to recognize the <a href="/philosophy/not-ipr.html">
+bias and confusion in the term &ldquo;intellectual
+property&rdquo;</a>. Today I believe that term should never be used
+under any circumstances.</p>
+
+<p id="later-2">[2] Here I fell into the
+fashionable error of writing &ldquo;intellectual property&rdquo; when
+what I meant was just &ldquo;copyright&rdquo;. This is like writing
+&ldquo;Europe&rdquo; when you mean &ldquo;France&rdquo;&mdash;it
+causes confusion that is easy to avoid.</p>
+</div><!-- for id="content", starts in the include above -->
+<!--#include virtual="/server/footer.html" -->
+<div id="footer">
+<div class="unprintable">
+
+<p>Please send general FSF &amp; GNU inquiries to <a
+href="mailto:address@hidden";>&lt;address@hidden&gt;</a>.  There are also <a
+href="/contact/">other ways to contact</a> the FSF.  Broken links and other
+corrections or suggestions can be sent to <a
+href="mailto:address@hidden";>&lt;address@hidden&gt;</a>.</p>
+
+<p><!-- TRANSLATORS: Ignore the original text in this paragraph,
+        replace it with the translation of these two:
+
+        We work hard and do our best to provide accurate, good quality
+        translations.  However, we are not exempt from imperfection.
+        Please send your comments and general suggestions in this regard
+        to <a href="mailto:address@hidden";>
+        &lt;address@hidden&gt;</a>.</p>
+
+        <p>For information on coordinating and submitting translations of
+        our web pages, see <a
+        href="/server/standards/README.translations.html">Translations
+        README</a>. -->
+Please see the <a
+href="/server/standards/README.translations.html">Translations README</a> for
+information on coordinating and submitting translations of this article.</p>
+</div>
+
+<p>Copyright &copy; 1996, 1999 Richard M. Stallman</p>
+
+<p>This page is licensed under a <a rel="license"
+href="http://creativecommons.org/licenses/by-nd/3.0/us/";>Creative
+Commons Attribution-NoDerivs 3.0 United States License</a>.</p>
+
+<!--#include virtual="/server/bottom-notes.html" -->
+
+<p class="unprintable">Updated:
+<!-- timestamp start -->
+$Date: 2014/07/20 14:57:38 $
+<!-- timestamp end -->
+</p>
+</div>
+</div>
+</body>
+</html>



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